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Nel 1888, entra in scena un altro fisico sperimentale tedesco: Wilhelm Hallwachs. Questi, venuto a conoscenza delle osservazioni di Hertz, ed in particolare della conclusione che il fenomeno osservato era dovuto alla luce ultravioletta, decise di eseguire delle verifiche in condizioni più semplici e quindi maggiormente controllabili (non bisogna, al riguardo, dimenticare che Hertz fece le sue osservazioni come “sottoprodotto” di un esperimento avente tuttaltro fine). Montò quindi un disco di zinco sul pomello di un elettroscopio a foglie d’oro e lo illuminò con la luce ultravioletta prodotta da una lampada ad arco. |
Fece vari esperimenti con questo dispositivo, provando a caricare l’elettroscopio sia negativamente che positivamente ed interponendo tra lampada ed elettroscopio uno schermo di gesso o di vetro. In tal modo scoprì che quando l’elettroscopio era caricato negativamente, si scaricava molto rapidamente se il disco veniva illuminato direttamente o attraverso un filtro di gesso (che è trasparente alla luce ultravioletta);
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mentre ciò non avveniva se la carica dell’elettroscopio era positiva. Similmente, questo ultimo manteneva la carica se il disco veniva illuminato attraverso un filtro di vetro (che è opaco alla luce ultravioletta). Quindi pubblicò i risultati degli esperimenti, dai quali risultava chiaro che lo zinco perdeva carica elettrica negativa quando veniva irradiato con luce ultravioletta, mentre con la carica positiva tale fenomeno non avveniva. Neanche Hallwachs, però, avanzò alcuna ipotesi sulla natura del fenomeno osservato.
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